Tradizioni italiane: la Colva

C'era una volta la tradizione di consumare cibi con alimenti tipici della stagione. 
C'era una volta la tradizione di farsi raccontare le storie dai nonni.
C'era una volta un po' di lentezza che ci permetteva di assaporare e gustare meglio non solo le pietanze ma anche i momenti di vita.
C'era una volta la calza dei morti che si preparava di nascosto dai bambini per poi fargliela trovare la mattina del giorno dei morti, come premio dai cari defunti per essere stati bravi; i quali non si erano dimenticati di noi e noi di loro. Inoltre il segno del loro passaggio. Anche se, sotto sotto nessuno ci credeva, neppure io da bambina; però comunque un regalo è sempre un piacere, e poi... perchè rovinare la leggenda?
C'era una volta La Colva, oggi sostituita da Dolcetto o scherzetto? anche in Puglia. E benché chi scrive si diverte pure con Halloween, Jack O'Lantern etc. Le tradizioni delle proprie radici servono ad aprirsi meglio al resto del mondo, con la consapevolezza di chi apprezza i sani sapori e principi. 
Pertanto signori miei ecco: 
La Colva, il dolce tipico della cultura popolare di Ognissanti e soprattutto alle radici biscegliesi e di diverse zone della Puglia.


Dolce della tradizione culinaria biscegliese, tipica del giorno dei morti. La Colva e' un dolce, che fa parte della tradizione Biscegliese, viene degustato il 2 Novembre, per la commemorazione dei defunti. Ma anche per tutto il mese di novembre essendo composta con i frutti tipici della stagione autunnale. La tradizione vuole che per ogni chicco di grano mangiato, viene liberata un' anima, aiutandola nel cammino dal Purgatorio al Paradiso.


Certamente la maggior parte dei Biscegliesi conosce la tradizione antichissima cristiana celata in questo "magico" piatto gustato nel mese di Novembre, mese dei defunti:  -ogni chicco di grano mangiato simboleggia una preghiera rivolta alla salvezza delle anime del Purgatorio-.
In realtà questo dolce ha origini ben più antiche e sicuramente pagane. Richiama molto, infatti, la Kòlluba (colliva) greca; piatto che non mancava mai nei banchetti in onore dei propri defunti.
La leggenda ellenica narra inoltre che questa pietanza venisse offerta a Dioniso ed Ermes come rito propiziatorio.
La colva racchiude in ogni suo singolo ingrediente un significato:
il chicco di grano che germogliando una volta messo sottoterra rappresenta la rinascita; il vincotto che richiama il vino versato dagli Etruschi sulle tombe dei propri cari ed infine e non ultimo la melagrana che è il simbolo della vita... e quindi dell'Abbondanza

Ingredienti per 6 persone
  • 400 gr di grano da cuocere
  • 120 gr di gherigli di noci
  • 120 gr di mandorle
  • 1/2 grappolo di uva bianca
  • 1 melagrana
  • cioccolato fondente a piacere
  • 1-2 cucchiani di cacao amaro
  • "vincotto"  a piacere (ovviamente di uva)

Il procedimento: mescolare il grano cotto a chicchi di melograna, mandorle e gherigli di noci appena tostati e sminuzzati, chicchi d'uva snocciolati, pezzetti di cioccolato fondente, una spolverata di cacao amaro, vincotto (uva) per amalgamare gli ingredienti (a piacere).
Un suggerimento: mangiarla in un paio di giorni e tenerla in un luogo fresco per evitare che il grano si indurisca.
Ps: ci sono anche altre variazioni, questa mi ricorda quella di mia nonna.


Simbologia e significato:
le mandorle = le ossa nude
la melagrana = il ritorno del corpo sulla terra
l'uva passa = la morte è un passaggio ad un'altra dimensione, è piü dolce pensarla cosi 
il grano = la resurrezione


 Noi che... Un'antica credenza popolare: Ogni chicco di grano mangiato rappresenta l'anima di un defunto salvato dal Purgatorio.

Curiosità: in Grecia durante le cerimonie funebri 
 viene preparato un dolce  simile
SI usa anche nella tradizione ortodossa, però viene messo il cioccolato, ed è chiamato coliva/κόλυβα.

🍇🍇🍇Il vincotto era prodotto sin dai tempi degli antichi Romani; essi usavano bollire il mosto d'uva per conservarlo in modo da poterlo meglio trasportare. I Romani usavano il vincotto come ingrediente per arricchire carni ed altri piatti e nelle torte come edulcorante; prima che venisse introdotto l'uso dello zucchero di canna veniva anche mischiato al miele. Usavano il vincotto anche diluito con acqua come una dolce bibita energetica, o come un "vino" romano fortemente inebriante. A seconda del modo di produzione ed il grado di riduzione lo chiamavano "defrutum possum" o "caroleum". Nel corso dei secoli, il vincotto si è sviluppato in differenti versioni di maggiore qualità e raffinatezza culinaria. E' essenzialmente il mosto di uve rosse portato a bollore; la preparazione richiede molte ore finché il mosto non si riduce del tutto e diventa denso. La sua consistenza è pregiata e fondamentale per addensare impasti disomogenei come quello della colva.


NB: la ricetta è tratta da un vecchio biglietto della nonna, le curiosità e altro da una ricerca web

Antiche tradizioni
In alcune case, vi è ancora l'usanza di lasciare la tavola imbandita la sera del primo novembre, prima di andare a coricarsi, acqua e vino (io ci aggiungo delle noci), che per la tradizione sono necessari ai defunti che possono dissetarsi nel loro lungo viaggio; sui balconi, poi, in molti lasciano un lumino votivo per ricordare la vittoria del bene contro il male, della vita contro la morte; ulteriormente diffusa è la consuetudine di commemorare i propri cari che non ci sono più con lumini posizionati al cospetto dei loro ritratti.

Storie d'altri tempi?! Forse! Io le definirei espressioni/testimonianze, piuttosto, della nostra cultura e delle nostre tradizioni italico-pugliesi.




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Crescere è :Sono connessa alla Terra e all'Universo col Cuore, Amo essere Qui, trovarmi Qui, quando Amo la Terra Amo la mia Bambina Interiore. Ecco: io sono nell'Abbondanza d’Amore, Finanziaria ed Economica. Cosi è! (n.d.r.)©


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guarda il video per vedere un'altra ricetta della colva

LA COLVA... AMORE DEDICATO  
Per far la "Colva", dolce prelibato,
occorre Amore e tempo dedicato;
con mandorle, noci e fine cioccolato
è per ogni bocca delizia del palato.

Con le migliori spezie, fatte per condire
dentro del vin cotto, è pronta per offrire
e il grano dei Defunti, gustato con sorriso,
manda Sante Anime, tutte in Paradiso.

È una tradizione che in pochi sanno far,
non è dolce che si può trovare al bar,
ma a condirlo ognuno l'ha imparato...
dalla madre o nonna...Amore dedicato
Nicola Ambrosino


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il ringraziamento mattutino




Buongiorno cari amici ed amiche

oggi vi voglio passare una invocazione, un ringraziamento alla Vita;
intanto, appena svegli, sarebbe meglio ringraziare per il respiro, per il cuore che ha continuato a pulsare tutta la notte mentre dormivamo; grazie al corpo che, ci fa da veicolo sul pianeta, ai colori della natura; grazie per l'acqua, per il cibo e via scorrendo, poi ognuno ci aggiunga i propri 
Premetto, comprendo benissimo, che ci sono situazioni, attualmente, sia  nel mondo sia personali per ognuno di noi, le quali a volte ci fanno rinunciare a ringraziare.  Ci lasciamo trasportare da sensazioni negative e negativizzanti.  Vuoi perchè una persona cara ci ha lasciato, o ha trasferito la sua dimensione, vuoi perchè le nostre aspettative sono diverse da quello che ora è presente nella nostra vita. Non ho le soluzioni, nemmeno pretendo di averle, sarebbe pura e grezza presunzione. So soltanto che ho letto questa invocazione e mi è piaciuta, mi ha fatto sentire bene. Ho pensato di condividerla. Chissà che a qualcuno possa fare bene come lo ha fatto a me.
Un abbraccio carico di Luce Amore, Comprensione, Compassione per noi stessi e per gli altri.
WLVS!

PREGHIERA DI RINGRAZIAMENTO
Grazie Padre per la mia vita,
Che é la Tua e quella di tutti gli altri.
Grazie per la Luce e le ombre
Che mi fanno vedere la Tua Immensità.
Grazie Padre per la terra,
Il fuoco, l'aria e il mare.
Grazie per l'amore e per amare,
Per sapere ed avere volontà,
Per un amico e per l'umanità
Per il sorriso di un bambino
Per mio padre e mia madre.
Grazie Padre per i negri e per i bianchi,
Per gli indigeni, i meticci e i mulatti.
Per le pietre e le piante,
Gli animali e i santi
Per i Troni, i Serafini e gli Arcangeli
Per la Fede, la Speranza e la Carità.
Per dare e perdonare
Per la sfida e per la Pace.
Grazie Padre per le parole,
L’espressione e la capacità di parlare,
Per la pittura e le lettere
La musica, la scultura,
Il dramma e l’architettura.
Grazie Padre per le scienze
La medicina, l'elettricità,
Per la fisica e per la chimica,
L’alchimia e la biologia
Grazie per la verità.
Grazie Padre per essere Cristiano,
Rosa-croce o Induista, Ebreo, Massone, 
Mussulmano o Buddista.
Grazie Padre perché so che esisti
E in molti modi Ti posso ringraziare
Grazie di tutto
Per il granello di sabbia fino al sistema Solare.
Per tutte le galassie
Per sentire, pensare e poter creare
Grazie per il momento
Nel quale posso meditare
EvocandoTi in ogni luogo
Del mio quotidiano andare.
Grazie, perché ti posso ringraziare per tutto ciò che mi dai.
Rubén Cedeño
*Padre per me=Universo/SeSuperiore (ndr)



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Equinozio d'autunno, curiosità!!!


L'estate è ufficialmente conclusa...

E' scoccata l'ora dell'equinozio d'autunno, con le sue foglie secche, le tisane, le passeggiate nei parchi, il Sole che anticipa il suo tramonto e non dimentichiamoci di Halloween... 



La durata del dì sarà pari a quella della notte.

Era nell'aria già da qualche giorno e finalmente è arrivato: quest'anno l'autunno arriva, (astronomicamente parlando), il 22 settembre, alle 22.02 (ora italiana) ed è allora che entreremo in questa nuova stagione. 

Il significato...

L'equinozio (dal latino aequinoctium, "notte uguale") è quel momento della rivoluzione terrestre in cui il Sole appare proprio sopra allo zenit per un osservatore situato all'equatore. In quest'occasione, che si ripete in autunno e in primavera, il dì dura quanto la notte, ovvero 12 ore.

Nella giornata di oggi il Sole è sorto quasi esattamente ad est, e tramonterà quasi esattamente ad ovest.

A partire da oggi, per i prossimi sei mesi, al Polo Nord inizierà una lunga notte (preceduta e seguita da una fase crepuscolare di transizione) e al Polo Sud un lungo giorno in cui il Sole non tramonterà sotto all'orizzonte: fenomeni, questi, che si concluderanno con l'equinozio di primavera.

L'Equinozio e la storia...

L’equinozio di settembre è stato per molti anni anche il primo giorno dell’anno nel calendario repubblicano francese, che venne usato dal 1793 al 1805. Nel Regno Unito il giorno dell’equinozio viene utilizzato per calcolare la ricorrenza del festival del raccolto, celebrato durante la domenica della luna piena più vicina all’equinozio d'autunno.

21 o 23 Settembre?

Come prima detto, è iniziato l'autunno. Qualcuno però potrebbe pensare: ma l'autunno non dovrebbe iniziare il 21 settembre? Perché arriva in ritardo? Niente paura, sia la data del 21 che 23 settembre è corretta. L'apparente discrepanza tra senso comune e stagioni astronomiche è dovuta alla differenza, reale, tra anno solare, su cui si basa il calendario gregoriano che usiamo, e l'anno siderale (il periodo orbitale della Terra) che è pari a 365 giorni, 6 ore, 9 minuti e 10 secondi.

Un giorno per riguadagnare tempo...

In pratica è come se ogni anno l'equinozio di primavera arrivasse con oltre 6 ore di ritardo - un tempo che sul nostro calendario non viene calcolato - finché, ogni 4 anni, non interviene l'anno bisestile a rimettere a posto le cose, sincronizzando di nuovo anno siderale e calendario gregoriano e colmando gli ultimi quarti di giorno "persi" nei 4 anni precedenti

Il calendario: Una storia difficile...

ll rapporto tra l'uomo e il calendario ha sempre richiesto lavoro, adattamenti, fatica, compromessi e anche molta pazienza. 
I calendari andavano ciclicamente aggiustati: nel 46 a.C. Giulio Cesare incaricò l’astronomo Alessandrino Sisogene di rimettere in pari le date rispetto alle stagioni e di conseguenza l’equinozio primaverile cadeva… all’inizio dell’inverno; percio' si stabilì che il 46 a. C. avesse 445 giorni
Il caos di quegli anni era tale che quello fu detto "ultimus annus confusionis"
Infine Sisogene definì un anno di 365 giorni, con un anno bisestile ogni 4: era nato il cosiddetto "calendario giuliano".

Quando un anno si definisce "bisestile"?

Un anno si definisce bisestile se il suo numero è divisibile per 4, con l'eccezione che gli anni secolari (quelli divisibili per 100) sono bisestili solo se divisibili per 400. 
Sono cioè bisestili tutti gli anni la cui numerazione termina con le due cifre 04, 08, 12... fino a 96; gli anni che terminano con 00 sono bisestili solo se l'anno è divisibile per 400, cioè il 1600, il 2000, il 2400 eccetera.

Ricapitolando, secondo il calendario giuliano, sono bisestili gli anni la cui numerazione è multipla di 4: l'anno giuliano medio dura quindi 365 giorni e 6 ore circa. Questa durata non corrisponde esattamente a quella dell'anno solare medio, che si ricava dalle osservazioni astronomiche: quest'ultimo infatti è più corto di 11 minuti e 14 secondi. Di conseguenza, il calendario giuliano accumula un giorno di ritardo ogni circa 128 anni rispetto al trascorrere delle stagioni.

Dal 325 d.C., anno in cui il Concilio di Nicea stabilì la regola per il calcolo della Pasqua nel calendario, nel 1582 si era ormai accumulata una differenza di circa 10 giorni. Questo significava, ad esempio, che la primavera, in base alle osservazioni astronomiche, non risultava più iniziare il 21 marzo, ma l'11 marzo. Così la Pasqua, che avrebbe dovuto cadere la prima domenica dopo il plenilunio di primavera, veniva spesso a cadere nella data sbagliata. *

I mesi: L'origine dei nomi...

Sotto Augusto furono apportate altre piccole modifiche al calendario: secoli fa, il 5° mese fu dedicato a Giulio Cesare (iulius, luglio) e il 6° mese Augusto lo dedicò a se stesso (augustus, agosto). 
L’anno iniziava normalmente a marzo: settembre, ottobre, novembre e dicembre sono così chiamati perché erano il 7°, l’8°, il 9° e il 10° mese dell’anno latino.

Una notte lunga 10 giorni...

Il calendario giuliano fu riformato da Papa Gregorio XIII, da qui ne deriva il nome "calendario gregoriano": dato che un anno effettivo dura 365 giorni, 5 ore e 48minuti, *nei secoli questo scarto aveva fatto cadere l’equinozio primaverile il giorno 11 marzo, con un anticipo di 10 giorni. Per recuperare i giorni perduti fu presa una misura drastica: la gente si coricò la sera del 4 ottobre del 1582 e si risvegliò pensate bene… il 15 ottobre. Inoltre, per evitare interruzioni nella settimana, si convenne che il 15 ottobre fosse un venerdì, dal momento che il "giorno precedente", il 4, era stato un giovedì...




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Bosco d'autunno

Ha messo chiome il bosco d'autunno.
Vi dominano buio, sogno e quiete.
Né scoiattoli, né civette o picchi
lo destano dal sogno.
E il sole pei sentieri dell'autunno
entrando dentro quando cala il giorno
si guarda intorno bieco con timore
cercando in esso trappole nascoste.

                               B. Pasternak






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