L'ARTE DI STAR ZITTI

il  Silenzio 


Stare zitti o quantomeno contare fino 1000 o piü, è questo che dovrei fare per autodisciplinarmi.

Modulare la mia impulsività...la mia passionalità, che, a volte risulta un pregio. Ci vuole coraggio e un pizzico di incoscenza per dire ciö che si pensa nonostante si sappia di infastidire.
Perö vuoi mettere la diplomazia di saper stare zitti! Anzi la cortese ipocrisia di convenienza.
Forse mi avrebbe agevolato in alcuni contesti. Penso che in molti si rivedono.
Che fare dunque? E' meglio essere impulsivi o è  meglio stare zitti. Boh! ancora non saprei cosa suggerire, in ogni caso ognuno risponderebbe che è soggettivo. Col senno di poi...per non dire dell'età matura...(ma quale matura? se matura vuol dire saper frenare l'impulso di un sano vaffa... allora sono immatura); perö in effetti a volte sarebbe meglio sapersi moderare, specie per non fare il gioco di chi, conoscendo la nostra "maturità", usa questa caratteristica, stuzzicandoci, per ritrovarsi una povera nostra vittima. Pertanto alla luce di svariate esperienze di questo tipo, con tipi del genere abbastanza comuni, vorrei esercitarmi e ve la passo volentieri, non si sa mai. Questa "terapia"..non si sa mai. 
Sperando di non seguire l'esempio degli allievi citati in questa novella giapponese
allegata. ;-P


°Gli allievi della scuola di Tendai solevano studiare meditazione anche prima che lo Zen entrasse in Giappone. Quattro di loro, che erano amici intimi, si ripromisero di osservare sette giorni di silenzio. Il primo giorno rimasero zitti tutti e quattro. La loro meditazione era cominciata sotto buoni auspici; ma quando scese la notte e le lampade a olio cominciarono a farsi fioche, uno degli allievi non riuscì a tenersi e ordinò a un servo: «Regola quella lampada!». Il secondo allievo si stupì nel sentire parlare il primo. «Non dovremmo dire neanche una parola» osservò. «Siete due stupidi. Perché avete parlato?» disse il terzo. «Io sono l’unico che non ha parlato» concluse il quarto.°
fonte: Web


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