Ora legale e ora solare: Storia e origini

Come tutti sapete, in diversi Paesi è stato stabilito che nella notte tra sabato e domenica, rispettivamente, dell'ultimo fine settimana di marzo si portano le lancette degli orologi di un'ora avanti (ora legale), mentre nella notte tra sabato e domenica dell'ultimo fine settimana di ottobre le lancette tornano indietro allo stato originario (ora solare).
 
Riassumendo alle tre di notte dovremo spostare le lancette un’ora indietro, cioè alle due. Potremo dormire un’ora in più!!!
Questo orario invernale rimarrà attivo fino all'ultimo weekend  di marzo,
quando si ritornerà all’ora legale.


(Nella foto qui sopra potete vedere un esempio di calendario solare...Affascinante!)

Storia e origini

Nei Paesi che adottano l'ora legale, il termine ora solare si riferisce effettivamente al periodo invernale, infatti in inglese "ora solare" si traduce con "winter time".
L'ora solare sarebbe tecnicamente diversa in ogni punto della Terra, in quanto riferita alla posizione del Sole.
In Europa, l'ora legale inizia l'ultima domenica di marzo e termina l'ultima domenica di ottobre; anche se bisogna sottolineare che non tutti i Paesi del mondo adottano il cambio d'ora.
Lo scopo dell'ora legale è quello di consentire un risparmio energetico grazie al minore utilizzo di energia elettrica. L'ora legale non può ovviamente aumentare le ore di luce disponibili, ma solo indurre un maggior sfruttamento delle ore di luce naturali che sono solitamente "sprecate", mi spiego meglio:
Consideriamo ad esempio una persona che dorme, in media, ogni giorno dalle 23 alle 7: d'estate il sole sorge prima delle 7, e quindi utilizzando l'ora legale è possibile sfruttare l'ora di luce dalle 6 alle 7 e ritardare di un'ora l'utilizzo dell'elettricità, ad esempio per le luci nei vari punti della casa.
 
Parlando di ora legale... è un'idea del 1784 attribuita a Benjamin Franklin, (scienziato, politico, inventore del parafulmine e delle lenti bifocali). 
 
                                                                       
 
 
Nel 1916, la Camera dei Comuni di Londra diede il via libera all’adozione del British Summer Time. In seguito molti Paesi imitarono la Gran Bretagna in quanto durante la guerra il risparmio energetico era davvero importante.
In Italia l’ora legale fu adottata per la prima volta, tramite decreto legislativo n.631 del 25 maggio 1916. 
L’ora legale rimase attiva fino al 1920 anche se poi venne sospesa e ripristinata piu' volte tra il 1940 e il 1948 a causa della Seconda Guerra Mondiale. In Svizzera l'ora legale è stata adottata per la prima volta solo nel 1981.
 
I vantaggi dell'ora legale
I vantaggi di spostare le lancette un'ora in avanti sono diversi: energetici in primis, ma anche ambientali ed economici.
Come riferimento, prendiamo i dati del 2020 di Terna, la società italiana che gestisce la rete di trasmissione elettrica nazionale. Ebbene, l'ora legale ha permesso di risparmiare circa 400 milioni di kWh di energia, cioè una quantità equivalente al consumo medio annuo di elettricità di circa 150 mila famiglie. A questo bisogna aggiungere i benefici ambientali – cioè 250 mila tonnellate di CO2 in meno in atmosfera – e il risparmio economico – pari a circa 66 milioni di euro.
Insomma, dal 2004 al 2020, l'Italia grazie all'ora legale ha risparmiato complessivamente circa 10 miliardi di kWh: in termini monetari equivale alla cifra di 1 miliardo e 720 milioni di euro!
I mesi che permettono un risparmio maggiore sono aprile e ottobre perché si riesce a sfruttare per più tempo la luce naturale. In estate questo guadagno è minore perché il ritardo nell'accensione delle lampadine è legato alle ore serali, quando le attività lavorative sono già terminate. 
 
 

Svantaggi dell'ora legale 

Uno dei principali problemi è l'alterazione del ritmo circadiano del nostro corpo: Che vuol dire?
Diciamo che tutti noi abbiamo un orologio interno, capace di regolare il ciclo sonno-veglia. Il cambio dell'ora va a scombussolare leggermente quest'orologio, facendoci sentire stanchi, irritabili, distratti o assonnati, specialmente durante il primo giorno di cambio orario.
Ma si può rimediare facilmente con qualche integratore, e qui interveniamo noi con i nostri pratici consigli: segui i nostri banner per trovare l'integratore giusto per te!
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gli auguri ad un mito, il mio: MINA

Come si fa a fare gli auguri di buon compleanno ad un mito. Se questo poi è Mina.
Inutile scrivere una biografia, tantomeno la discografia. Citare tutto quello che ho raccolto negli anni del mio mito? Raccontare fatterelli di lei? No. Non mi piace. Pubblicare link? Fotografie? Mi sembra tutto superfluo. Dal momento che secondo me, la conoscono anche su marte, o in altre galassie. Dire quello che ha rappresentato per me la sua musica durante gli anni? E..dovrei raccontare fatterelli miei privati: e non mi piace neppure questo. Giusto per rendere l'idea posso riferire quello che hanno detto le mie figlie; cioè, di essere cresciute a base di  "pappa di latte" e Mina; gli amanti di Lei sanno di che parlo. PAPPA DI LATTE è un album del 95, mia figlia più piccola, aveva 2 anni...ma già con la grande e me cantavamo, inneggiavamo in casa, tributi a Mina. In un viaggio di istruzione all'estero, nel 2009, la piccola (figlia, nata nel 93), uno degli insegnanti amante della buona musica si mette ad eseguire al pianoforte un brano di Mina, mia figlia lo segue...cantando, per fortuna ha anche una bella voce intonata, lui stupito dalla conoscenza precisa del testo e della musica; chiede: come mai sei cosi giovane e conosci benissimo questo brano? E mia figlia: sono cresciuta a "pappa di latte" e Mina!

Quindi che faccio?
Penso...ripenso...boh...
da una intervista del 1967 su un rotocalco "Bolero".
Titolo: Mina dice tutto di sè
La parola a...Mina
di V. Veliero

Una piccola stanzetta di pochi metri quadrati. Dentro ci si muove appena. Sulla porta un cartellino con la scritta "Mina". Sulla "i" una stella. Un divano letto, un divisorio a soffietto, due sedie, una soffice moquette per terra, una toilette con un grande specchio. Attaccata allo specchio, in alto, al centro, vistosa, la prima cosa che si nota, entrando, la fotografia senza cornice di un bimbo di quattro anni: il figlio. Gli sorridono gli occhi, due occhi grandi e chiari che guardano dappertutto. È il camerino di Mina, negli studi televisivi. Fuori nei corridoi è un viavai di gente indaffarata e numerosa. Orchestrali, macchinisti, tecnici, gente che in qualche modo "c'entra": tutti in forza a "Sabato sera". È qui, con qualche fortuna, che è possibile incontrare Mina. Altrimenti diventa un'impresa. È qui che ho raccolto questa, che piü di una confessione è una prova di stima e di simpatia. Eccola.

I miei segreti
Sono Mina. Non mi piace scrivere di me stessa. Non mi piace scrivere mai. Sono pigra, terribilmente pigra. E poi, cosa posso dirvi? Di me sapete tutto. Le cose piacevoli e di nessun conto, come le  cose spiacevoli che avrei preferito tenere per me stessa. Non fraintendetemi. Non ho segreti. Meglio: qualcuno, forse, ce l'ho anch'io, ma non c'è nulla, nella mia vita di cui debba vergognarmi. Esiste, tuttavia, un limite oltre il quale la curiosità, non deve spingersi: il limite del pudore.

Il mio dolore
Vedete la cosa che mi addolora è la gente che pretende di costruire il mio ritratto psicologico, dopo avermi parlato soltanto pochi minuti. Com'è possibile, mi chiedo, dire di una persona che la si conosce sino in fondo, quando spesso non basta una vita intera per conoscere se stessi? Io non mi conosco. Non abbastanza, intendo dire. Di me, di cio' che sono veramente "dentro" al piu potrei tracciarvi un profilo soltanto approssimativo. Cosi', per non correre il rischio di sbagliare, preferisco tacere.

Il mio lavoro
Di altre cose che mi riguardano, invece, posso dirvi, e lo faccio volentieri. Il mio lavoro, per incominciare. Lavoro tanto, moltissimo, piü di quanto dovrei. C'è chi dice che non mi concedo un attimo di riposo, mai, al punto che qualche volta mi sento crollare, per avidità di denaro, perchè sono insaziabile. Non è vero. La verità è che il successo si paga anche in questo modo. Quando si è presi coinvolti nell'ingranaggio, uscirne è difficile, quasi impossibile. A quello non puoi dire di no perchè è un amico. All'altro dici di si perchè senti di dovergli della gratitudine ed io sento vivissimo il sentimento della gratitudine. A quell'altro ancora non sai dire di no perchè è gentile o ha saputo coglierti in un momento felice. Fatto è che non riesco ad avere mai, non dico una giornata, ma un pomeriggio tutto per me. Tuttavia, lavorare mi piace. Mi piace anche se mi stanca.



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e ci sarebbe ancora da scrivere su di lei, io preferisco ascoltarla, emozionarmi, gioire o lasciarmi trasportare malinconicamente per un ricordo svegliato da un suo brano



 

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aggiornamento del 24 marzo 2025
auguri @Mina
 

1968: DIECI ANNI DI MINA
 
SOGNO
Editrice Novissima 
24 marzo 1968 (n 12)
Abbiamo chiesto a Mina:
che cosa le manca per essere felice?
di Paola Cucco 

Mina è una cantante ammirata da tutti, ma è anche una donna sensisibile...una donna che la vita ha trasformato in una diva, lei vorrebbe essere solo una madre...non c'è stato bisogno di chiederle cosa le manca per essere felice? Si è rivelata da sè una donna che non ha mai tempo per se stessa, per i suoi problemi. Vorrebbe avere tanti figli, degli affetti sicuri, sentirsi libera...
Mina è molto bella, vestita semplicemente con un maglioncino a...
é facile parlare con Mina, si chiacchiera, si parla soprattutto del figlio (Massimiliano) (Jack, Giovanni, Tommaso). Mina è una mamma apprensiva...ha paura che il figlio si faccia male.
Allora di cosa parliamo? Di Augusto Martelli, per esempio.
"Con Augusto va bene". La risposta è un po' asciutta, Mina preferirebbe parlare d'altro.
E Corrado Pani? Siete ancora in contatto?
"Si. Oggi (4 marzo) è il suo compleanno: 32 anni. Ha sempre quel volto da bambino, lui non invecchia"
C'è un po' di tenerezza nella sua voce, si tira vicino Massimiliano, il quale vuole a tutti i costi aprire una bottiglia di champagne.
"Queste domande mi danno un senso di disagio, più che di fastidio. Sarebbe bello sfogarsi con qualcuno, parlarne, discuterne. Ma come si fa. Dobbiamo pesare sempre le parole, non ci si può fidare di nessuno. Tu credi di avere degli amici, poi scopri che sono pronti a pugnalarti alle spalle, a strapparti quell'ultimo etto di dignità che ti è rimasta appiccicata addosso. Non abbiamo una vita normale...a volte tutto mi piomba addosso di colpo..."
Questa è la gente invidiata, felice, ricca.
"E la paura che mi prende prima di ogni esibizione?...vorrei piantare tutto...ma non posso... ho dei doveri verso quella gente che spende magari 5000lire e un'ora del suo tempo...non posso lasciare che il pubblico se ne vada scontento...e poi Jack/Massimiliano stiamo poco tempo insieme... non mi posso neppure ammalare..."
I  programmi per il futuro? "Sono 10 anni che canto, bisogna festeggiare in qualche modo. La Bussola mi ha lanciata, e io sono affezionata la locale. Quindi registrerò in diretta un 33 giri dalla Bussola". (Ne registrerà 3, per ora mia figlia Ornella ne ha recuperati 2, reliquie per me -LDL-). Chiedo a Mina se è vero che non vuole essere chiamata industriale del disco. "Infatti, al massimo sono un'artigiana...vorrei lanciare un paio di ragazzi ma mi interessa più il loro carattere, la loro personalità. E questa non è certo attività da industriale". 
Cosa fa Mina quando non lavora? "La mamma, è la cosa che mi piace di più". E' pomeriggio inoltrato, dalle ampie finestre si vede il lago leggermente increspato, le cime delle montagne sono ancora innevate, ma c'è un'aria di primavera, gli alberi hanno le prime gemme...è ora di andare.
Mina è sempre con Massimiliano, si tengono per mano. Lei adesso ha l'aria indifesa. Fuori fa freddo, ma si sta bene... 
Riassunto, ridotto e riadattato tratto dal libro raccolta di Fernando Fratarcangeli -Mina talk- ventanni di interviste 1959-1979
 
e come ho già scritto, le notizie che la riguardano sono infinite... per me conta ascoltarla...sarò scontata e banale ma non me ne importa...
ogni giorno è immancabile una "dose"... dopotutto sono #minatapersempre

19 marzo: festa dei padri

 

Coincide con la celebrazione di San Giuseppe, festa di origine cattolica; 19 marzo San Giuseppe padre putativo di Gesù. Istituita nel 1871 dalla Chiesa cattolica, la quale decise di proclamare Giuseppe – padre putativo di Gesù – protettore della paternità.

Oggi è diventata una ricorrenza meramente consumistica, molto sentita soprattutto dai bambini che creano nelle loro scuole dei lavoretti per i propri papà.


Festa del papà nella storia

Il culto di San Giuseppe ha origini ancor più antiche, infatti i primi a celebrarlo furono i monaci benedettini intorno al 1030. In Italia il 19 marzo è stato giorno festivo fino al 1977, dopodiché è stato abolito rimanendo una ricorrenza civile.


In Spagna è una festa a tutti gli effetti dal 1948 per merito di Manuela Vicenta Ferrero, insegnante di Madrid, che accolse la richiesta dei padri dei suoi alunni i quali chiedevano di istituire una festa in loro omaggio, come già accadeva per le madri. Come data venne scelta il 19 marzo in rispetto della tradizione cattolica.

Dolce simbolo del giorno di San Giuseppe

Quanto alle tradizioni culinarie, in Italia la ricetta più famosa è certamente la “Zeppola di San Giuseppe”, farcita con crema pasticcera e amarene. Si preparano il 19 marzo perché si narra che Giuseppe, dopo la fuga dall’Egitto a causa delle persecuzioni, decise di preparare e vendere dolci per mantenere la sua famiglia.


Molte le leggende che rivendicano l’origine delle zeppole. Si dice appunto che Giuseppe, per mantenere Maria e Gesù, affiancò al mestiere di falegname quello di friggitore e venditore ambulante di frittelle.

Le zeppole di San Giuseppe sono a base di pasta soffice dalla forma a ciambella, ricoperto di crema pasticcera e un’amarena in cima per completare l’opera. Oltre alla classica zeppola fritta c’è anche la variante al forno, decisamente più leggera.

La tradizione vuole che sia fritta e che si mangi il 19 marzo perché è il giorno in cui, secondo gli antichi culti pagani precristiani, si celebrava la fine dell’inverno con falò e frittelle.




Altre voci circa le origini del dolce si poggiano su due antiche leggende: una religiosa e una pagana. La religiosa fa risalire la nascita delle zeppole alla fuga dall’Egitto della Sacra Famiglia. San Giuseppe, per mantenere Maria e Gesù, affiancò al lavoro di falegname quello di friggitore e venditore ambulante di frittelle.

La pagana, la nascita delle zeppole è legata alle festività di Liberalia nel 500 a.C.. Ogni 17 marzo (due giorni prima dell’attuale Festa del papà) si festeggiavano gli dei del vino, Bacco e Sileno, con la preparazione di frittelle di frumento cotte nello strutto bollente.

Probabilmente la ricetta della zeppola come noi la conosciamo oggi proviene proprio da tale originaria “frittella di frumento.

La prima ricetta delle zeppole risale invece al 1837 ed è presente nel trattato di cucina napoletana Cucina teorico-pratica di Ippolito Cavalcanti. Gli ingredienti sono molto semplici: l’impasto è composto da farina, acqua, sale, uova, burro e olio, per la morbida pasta soffice tipica dei bignè, e per la farcitura basta la crema pasticcera con sopra amarene sciroppate o ciliegie sotto spirito.

Le zeppole sono preparate anche in Puglia, fritte e al forno, farcite con la classica crema pasticcera o con una crema al cioccolato. La ricetta è in fondo all’articolo. In Sicilia vengono realizzate con la farina di riso e una copertura al miele d’arancio o zucchero a velo. In Calabria si preparano con un impasto che prevede l’uso della patata e vengono farcite con ricotta, zucchero, cannella e limone. Nel periodo in prossimità del giorno di San Giuseppe bar e pasticcerie espongono e vendono centinaia di zeppole da gustare in onore dei papà.

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Riflessioni

19 marzo è la Festa del papà, ricorrenza nata per omaggiare il ruolo nella società e nella famiglia della figura paterna.

In realtà, etimologicamente parlando, è una espressione infantile, derivante certamente da padre (colui che ha generato uno o più figli).

Forse si dovrebbe onorare con la giusta definizione di Padre. Padre, quello che è poi in definitiva, dando e ridando autorevolezza e umanità a questa figura che è propria dell’Uomo. Ridandogli il posto di onore che merita, ovviamente mi riferisco solo a quegli uomini/padri che per i loro atteggiamenti, nell’ambito della progenie, hanno mantenuto comportamenti di autorevolezza e responsabilità. Ovviamente il padre perfetto non esiste, ognuno di noi, almeno una volta nella vita, ha avuto da ridire su suo padre. Certamente se ognuno attivasse un percorso di crescita interiore ci sarebbero migliori padri e migliori uomini e donne sulla Terra. La responsabilità di un padre/uomo sarebbe quella di crescere non solo nel corpo ma anche nello spirito. Spesso molti padri per colmare il senso di colpa, per essere o sentire di essere (a volte è solo una percezione o una manipolazione attuata dalle compagne/mogli o dagli stessi figli, per avere ciò che vogliono in maniera spudorata) stati assenti fisicamente o moralmente; concedono tutto ai pargoli ormai furbetti. Ma anche se fosse davvero stato assente, un padre maturo, sano; sa benissimo che farsi guidare dal senso di colpa, non è, né sano per figlio, né saggio da parte sua. Pertanto questa osservazione mi riporta ad affermare che bisognerebbe cambiare l’onorificenza in festa del Padre, sa di responsabile e di autorevole. Il padre responsabile/cresciuto sa che conta la qualità del tempo trascorso insieme ai figli; i bambini, i ragazzi percepiscono quando il padre è sinceramente dispiaciuto per il tempo che avrebbe voluto trascorrere insieme; comprendono, se glielo si permette di vivere la quotidianità anche partecipando alle azioni abitudinarie. Purtroppo troppo spesso si delega il compito di padre alla tv, al telefonino. Il padre responsabile è paragonabile ad un capogruppo che sa cosa bisogna fare in caso problemi, non lo chiede al gruppo, al massimo si consulta con esso; e non certo se sono più giovani di lui o addirittura bambini. Il padre responsabile si mette in discussione già prima che gli altri lo facciano, restando sempre consapevole della stima che ha per se stesso; qui si ritorna al cammino di crescita interiore che tutti dovremmo fare. Un padre cresciuto è autorevole mai autoritario, educa con tenerezza si, ma anche con fermezza. Educare: far venir fuori le qualità. Osserva, guida e indica cosa fare senza pressioni o manipolazioni. Capisco per esperienza diretta che nella nostra cultura non rientra nutrire lo spirito, quanto si nutre il corpo (a volte ipernutriti). Lasciandoci in povertà di spirito e purtroppo, i risultati si vedono in ogni ambito sociale, privato e professionale. Ad ogni buon conto questo voleva essere solo un punto di riflessione, affinché non diventi sempre e solo una ricorrenza consumistica. Per carità, il regalo all’uomo che ci ha generato è una bella manifestazione di gratitudine e dopotutto l’economia va movimentata, ma senza rinunciare all’etica e alla crescita personale di tutti. Il mondo migliore si può creare così!

Buon 19 marzo a tutti i padri responsabili

 


Ah! Responsabile non è colui che dice sempre si ad ogni richiesta dei figli, anzi è colui che sa quando dire no!
PS: repetita iuvant: il padre perfetto non è mai esistito e mai ci sarà

San Giuseppe, patrono della buona morte: "In ogni azione, in ogni pensiero, dovresti comportarti come se tu dovessi morire oggi stesso; se avrai la coscienza retta, non avrai molta paura di morire. Sarebbe meglio star lontano dal peccato che fuggire la morte. Se oggi non sei preparato a morire, come lo sarai domani?"

papà
da vocabolario on line Treccani

papà (ant. pappà) s. m. [voce onomatopeica del linguaggio infantile]. – Padre. È voce fam. e affettuosa, largamente diffusa in tutta Italia (mentre babbo si va sempre più restringendo all’ambito toscano), usata soprattutto come vocativo o quando si parla del padre con i familiari o con amici (analogam. a mamma rispetto a madre): senti, papà; parliamone con papà; esco con papà e mamma; arriva papà, o il papà; sempre con l’articolo, quando è seguito da un compl. di specificazione o è preceduto da un agg. poss.: il papà di Giulio; il mio papà. Per la locuz. figlio di papà, v. figlio, n. 1 c. ◆ Dim. e vezz. papino, paparino; accr. e vezz. paparóne. Come vocativo, è in uso anche la forma affettiva papi, e l’accorciamento pa’.


papà
papà (ant. pappà) s. m. [voce del linguaggio infantile]. - [appellativo affettuoso usato dai figli verso l'uomo che li ha generati: senti, p.; il mio p.] ≈ (region.) babbo, padre, (fam.) paparino, (fam.) papi, (fam.) papino, [solo vocativo]…

Più che festa del papà, sarebbe d’uopo venisse definita festa del padre,


Papà sostantivo maschile famigliare

figlio di papà colui che vive sulle ricchezze della famiglia e sul prestigio della famiglia

PADRE

Uomo che ha generato uno o piu figli

padre madre

padre di famiglia

per linea paterna

di padre in figlio

Padri conciliari=prelati che partecipano al concilio

padri della chiesa=scrittori dei primi secoli che hanno definito le dottrine fondamentali del cristianesimo

beatissimo padre=papa

da Abbah/Padre

 

curiosità sorridente
La zeppola, perchè è associata alla festa del papà? E’ la zeppola stessa a fornire la risposta. La zeppola pugliese, ad esempio, ha la forma di un morbidissimo bignè con due baffi di crema ai lati ed una ciliegina o amarena al centro. I due baffi di crema richiamano appunto quelli del papà. In Puglia nel periodo dedicato a San Giuseppe si possono trovare zeppole in ogni bar e pasticceria. Ma vuoi mettere prepararla da sé, secondo la ricetta tradizionale?!




Zeppola pugliese: bignè morbido con crema

Ricetta per 8 zeppole circa
Ingredienti: 3 Uova medie – 70 gr Burro (o margarina) – 70 g Zucchero – 40 g di scorza di limone fresco grattugiato – 250 ml Acqua – 150 gr di Farina 00 – 2 gr di sale
Ingredienti Crema Pasticcera: 3 tuorli d’uovo – 25 gr di farina 00 o maizena -Mezza bustina di vanillina -75 gr di Zucchero – 250 ml di latte.
Amarene o ciliegine candite; Olio per friggere.







Preparazione:
Dopo aver scaldato in una casseruola l’acqua con il sale e il burro, portate a bollore e togliere dal fuoco. Aggiungete, poi, la farina setacciata, riportate sul fuoco e mescolate per circa un minuto a fiamma bassa. Mettete l’impasto ottenuto su di un piano di marmo sporcato con un po’ d’olio e lasciar raffreddare completamente. Una volta freddo, incorporate prima i tuorli e poi gli albumi delle uova.

Per cuocere le zeppole, è necessario preparare due padelle con abbondante olio: una, deve andare a fuoco lento, l’altra, a fiamma vivace. Prendete, poi, un foglio di carta oleata e praticate dei fori. Poco per volta, aiutandovi con una siringa per dolci, formate delle ciambelle da poggiare direttamente sulla carta che andrà immersa nell’olio caldo.

Attraverso i fori praticati, passerà dell’aria che consentirà alle zeppole di staccarsi agevolmente. A questo punto, scolatele dalla prima padella e tuffarle nell’altra con l’olio bollente fino a che non saranno dorate. Sgocciolate su carta assorbente, riempite con abbondante crema pasticcera e guarnite con amarene. A piacere, spolverate con zucchero a velo.




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