La Pasqua nel mondo. Le Pasque sconosciute

Nel Cristianesimo l'evento fondamentale della fede consiste nella morte e risurrezione del Signore, due aspetti strettamente uniti solitamente conosciuti come "mistero pasquale".
Il triduo pasquale equivale a Pasqua celebrata in tre giorni, dalla sera del giovedi santo al venerdi santo e sabato santo fino alla domenica.


La celebrazione del giovedì sera è caratterizzata dall'Eucarestia che si avvicina nella forma plastica e nello Spirito alla Cena del Signore.
Il venerdì santo è il giorno della crocifissione e morte del Signore, e del digiuno pasquale. Non un giorno di amarezza né di pianto, ma di contemplazione del sacrificio cruento da cui é scaturita la salvezza.


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Paul Ferrini

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Il sabato santo è il giorno del silenzio. Cristo è nel sepolcro. La Chiesa è in lutto. Giorno in cui ci si astiene dall'eucarestia, carico di attesa quasi spasmodica di passare dal silenzio e dal digiuno alla gioia e al canto.
Giorno di grande attesa che infine si scioglie nella veglia notturna e nello splendore della domenica di Pasqua.

Tuttavia nel mondo non c'è solo la Pasqua Cristiana, esistono dei riti, delle celebrazioni, delle Pasque che probabilmente sono a noi sconosciuti. In questo post avremo modo di scoprirle.

 

Pasqua dei beduini

Era il tramonto di una mite giornata di primavera in una valle della regione di Mosul, nel nord dell'Iraq, un gruppo di pastori nomadi si stringeva attorno ad una tenda beduina. Nel cielo intanto si levava una stupenda luna piena e attorno a quella tenda si iniziava un movimento frenetico, simile a quello di un rituale. Infatti in quella notte primaverile per quei beduini, distanti centinaia di chilometri e decine di secoli dalla cultura moderna, si apriva il rito della transumanza, la Pasqua dei nomadi.
I beduini si erano cinte le talari e avevano impugnato il bastone da viaggio proprio per indicare che per loro iniziava la grande trasmigrazione verso nuovi pascoli.
Un agnello era stato offerto alla divinità fecondatrice perché lo restituisse moltiplicato nei parti futuri del gregge. Intanto le donne su lastre di pietra cuocevano il tradizionale pane azzimo.
Con solennità, il capo intingeva il pollice nel sangue dell'agnello e lo spalmava sulla fronte degli uomini e delle donne e sui pioli della tenda, seguendo un antico rito propiziatorio: gli spiriti del male, si sarebbero arrestati davanti alle tende e agli uomini segnati con quel sangue.

 

Pasqua Biblica

Non siamo più nella notte di una qualsiasi primavera ma nella notte della liberazione dalla schiavitù d'Egitto, alla fine del XIII secolo a.C. Gli stessi riti pastorali acquistano ora un significato che sarà esaltato quando gli ebrei celebreranno la Pasqua, non più nella tenda familiare, ma nella tenda solenne del Tempio di Sion. Lo stesso nome Pesah (Pasqua), che secondo alcuni studiosi può essere collegato al vocabolo egiziano "flagello", ora è interpretato come un "passar oltre".
I pani azzimi nel libro biblico del Deuteronomio diventano i "pani della miseria", cioè i simboli della schiavitù.
La prima grande parola che Dio indirizza al suo popolo è quella della giustizia e della libertà contro tutte le oppressioni.
Tuttavia Israele non perderà del tutto l'aspetto primaverile della solennità. Infatti nel primo giorno della settimana pasquale il giudaismo proclamerà una splendida "benedizione della rugiada", mentre nella liturgia sinagogale si leggerà il libro più "primaverile" di tutta la Bibbia, il Cantico dei Cantici.
 

 

La Pasqua Samaritana
Dalla Pasqua Biblica discendono in linea diretta le altre due pasque. La prima è quella samaritana.
Si parte nel parto pomeriggio dalla città araba, qui si incontrano i 300 samaritani discendenti dall'antica colonia trapiantata a Samaria dal re assiro Sargon II, quando rase al suolo quella ch'era stata la grande capitale del regno settentrionale d'Israele.
Usciti da Nablus ci si dirige per cinque chilometri su una strada che conduce al Garizim, il monte sacro samaritano, considerato anche nella Bibbia il monte della benedizione perchè verdeggiante, in contrapposizione all'arido e pietroso Ebal, il monte della maledizione, che lo fronteggia.
I samaritani si preparano ad accamparsi per otto giorni sul monte.
Nel 474 l'imperatore bizantino Zenone fece erigere su questa cima una basilica dedicata a Maria. Ed è proprio sulle rovine di questa chiesa che i samaritani celebrano la loro Pasqua.
 


La Pasqua Giudaica

Dai bagliori della Pasqua samaritana ci spostiamo alla seconda Pasqua discendente dalla Bibbia.
La celebrazione si apre con la benedizione della prima coppa di vino che viene bevuta appoggiando il gomito sinistro su un cuscino di seta, simbolo di libertà.
Segue, come secondo atto, la lavanda alle mani, che può evocare la lavanda dei piedi di Gesu' ai discepoli.
Il terzo rito é detto "del sedano", perchè se ne mangia una foglia intingendola nell'aceto, segno dell'amarezza della schiavitù.
A questo punto il capofamiglia prende tre pani azzimi, ne spezza uno  mettendone una metà in mezzo agli altri due intatti, mentre l'altra metà viene nascosta di solito sotto la tovaglia (quarto atto).
Si apre poi il rito piu solenne, il quinto, quello della lettura dell'haggaddah, cioè la "narrazione pasquale".
Segue il sesto gesto liturgico, che è la benedizione della seconda coppa di vino. Si prende poi uno dei pani azzimi intatti, lo si spezza e si pronunzia la benedizione del pane azzimo (settimo atto).
I commensali, allora, mangiano una lattuga amara intinta nel haroset, una specie di marmellata di mele grattugiate, fichi, noci, con un po' di mattone tritato, segno dei lavori forzati in Egitto.
Il sapore dolce che predomina ricorda che, pur nell'oppressione, era sempre accesa la fiaccola dell'amore per la libertà.
A questo che è l'ottavo, subentra il nono gesto rituale: si spezza il terzo pane azzimo intatto e lo si mangia avvolto nella lattuga amara. A questo punto si celebra la vera e propria Cena dell'agnello, (decimo atto).
Alla cena segue un post-pasto (undicesimo rito), chiamato pittorescamente "gozzovigliare con gioia", in cui si mangia il mezzo azzimo nascosto sotto la tovaglia. 
Lavate le mani, si pronunzia la benedizione della terza coppa di vino che viene poi bevuta (dodicesimo atto).
E' questo il momento in cui Gesu' ha pronunziato la benedizione consacratoria sul calice. Questa coppa, è la piu importante, è chiamata calice del memoriale
Il tredicesimo rito è quello in cui si recitano i Salmi 114-118, il cosiddetto "hallel (lode) egiziano": Si ringrazia Dio per il dono della Libertà e si colma la quarta coppa di vino mentre si apre la porta perchè possa entrarvi il profeta Elia, il precursore del Messia.
Col quattordicesimo rito, il conclusivo, si arriva alla mezzanotte intonando preghiere, inni, canti popolari.
 
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Dall'uovo di Pasqua
è uscito un pulcino
di gesso arancione
col becco turchino.
Ha detto:"Vado,
mi metto in viaggio
e porto a tutti
un grande messaggio."
E volteggiando 
di qua e di là,
attraversando
paesi e città,
ha scritto sui muri,
nel cielo e per per terra:
Viva la pace,
abbasso la guerra.
                            *Gianni Rodari*


La Pasqua Araba
Il decimo giorno del Mese del Pellegrinaggio, si celebra l'Aid al Kabir, la "grande festa", cioè la solennità del sacrificio. In quel giorno in molti villaggi dei Paesi arabi è facile vedere gruppi di persone che negli orti si preparano a sacrificare un montone. I poveri si riuniscono in cooperativa per acquistarne uno. Al sacrificio segue un pranzo solenne. La struttura della celebrazione è in sostanza quella della Pasqua biblica anche se il tema commemorativo è diverso e più "cristiano".
Si evoca infatti un celebre passo della Genesi, quello del sacrificio di Isacco che alla fine è stato sostituito da un ariete. La pagina è stata trasformata dal Corano: a Isacco si sostituisce Ismaele, padre degli arabi.

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