Facciamo Natale

"Leggende e tradizioni"

Natale... lo si sente nell'aria già all'inizio di dicembre, il mese piú atteso dell'anno. E Natale nelle strade illuminate con mille decorazioni, è Natale nei negozi traboccanti di colori: è Natale nelle città, nelle periferie, nei piccoli paesi. Ovunque si avverte una magica atmosfera densa di aspettativa per questa ricorrenza ricca di suggestioni e tradizioni che puntualmente si rinnovano. Alcune sono antichissime, addirittura piú antiche del Natale stesso, perché anche prima della nascita di Gesú, in dicembre venivano indetti particolari festeggiamenti per celebrare l'inverno e propiziarsi il ritorno della primavera. Tante sono le tradizioni natalizie in Italia e nel mondo, ma una che accomuna tutti i paesi è quella di usare rami d'abete e d'agrifoglio per l'addobbo della casa. Forse non ce ne rendiamo conto, ma compiamo, in questo periodo, gesti la cui origine è remota. I sempreverde, infatti, facevano parte della tradizione romana di fine anno. Sembra che Tazio, re dei Salini, durante i Saturnali (festeggiamenti in onore del dio Saturno) donasse agli amici rami d'alloro e d'olivo raccolti nel bosco della dea della salute Straena, da cui è derivato il termine strenna, regalo. Si credeva inoltre che i sempreverde possedessero poteri magici, perché restavano verdi anche quando tutte le altre piante erano spoglie. L'agrifoglio. poi, era tenuto in particolare considerazione poiché dava frutti (le bacche) in inverno. Queste credenze riguardo ai sempreverde rimasero radicate in tutta Europa, soprattutto in Germania, 
dove sembra abbia avuto avvio l'usanza di utilizzi per decorare le case. Persino in Australia, dove il Natale viene celebrato sotto il caldo sole estivo, gli abitanti sono soliti addobbare le loro abitazioni con rami di sempreverde. E in India, al posto dei sempreverde, i cristiani addobbano a Natale gli alberi di mango o di banano. Altre usanze e credenze legate al Natale vedono animali protagonisti. In Austria i contadini, la mattina di Natale, aspergono con acqua benedetta le loro case e i lo animali e invocano San Tommaso affinché li conservi in buona salute. In Svizzera, secondo una leggenda, pure gli animali partecipano al Natale, avendo solo per questa notte la facoltà di parlare e dire: "Buon Natale signor contadino!". Anche in Norvegia la tradizione vuole che ci si ricordi degli animali: sulle bianche distese innevate nel giorno della vigilia, i bambini corrono per i campi sventagliando manciate di grano, cosí le bestie avranno di che sfamarsi almeno a Natale. In Inghilterra gli uomini si recano nei boschi alla ricerca di un ceppo da bruciare nel giorno della vigilia; al loro ritorno, tutti cantano festosi. Conservando un pezzo di quel ceppo per il Natale seguente, l'anno nuovo sarà particolarmente fortunato. Tradizione analoga troviamo in Italia nei villaggi montani, dove il ceppo viene acceso dal capofamiglia dopo averlo cosparso con un po' di vino rosso, simbolo del sangue di Gesú. 
Precedentemente, i bambini di casa hanno provveduto a lucidare la catena del camino trascinandola su e giú per le vie del paese. Anche in Toscana e in Umbria viene acceso il "ciocco di Natale", costituito da un intreccio di piccoli tronchi sovrapposti a formare una piramide che viene poi arricchita con candele. Nelle Marche e negli Abruzzi si fa ardere un grosso ceppo d'olivo fino a gennaio; le ceneri verranno poi sparse nei campi e nei vigneti come augurio di buon raccolto. Un po' a tutte le regioni d'Italia appartiene l'usanza che cantori in erba vadano di porta in porta a rievocare con cori e canti la gioiosa partecipazione dei pastori davanti a Gesú. In cambio ricevono dolcetti e qualche monetina. E gli zampognari? Tutti li conosciamo: sono pastori che in abiti tradizionali scendono dai monti della Ciociaria, dell'Abruzzo, della Calabria, per portare il loro augurio col suono caratteristico delle zampogne e delle ciaramelle. Cantare a Natale è un'usanza comune a molti paesi: in Ungheria, per esempio, la vigilia di Natale, processioni di cantori si avviano verso la chiesa guidate da tre ragazze vestite da Re Magi e con cappelli vescovili in testa. In Grecia, sempre nel giorno della vigilia, i ragazzi cantano carole accompagnandosi con rullo di tamburi e tintinnio di triangoli. E piacevole seguire queste tradizioni, è dolce e rassicurante, anno dopo anno, tramandarsi abitudini familiari, perché ogni usanza natalizia fa rivivere il vero messaggio del Natale: stare insieme, in pace e in serenità! 

  ...questo foglio delle elementari,di una delle mie figlie... ri-leggendolo mi accorgo di aver lasciato andare nel frattempo le mie credenze religiose, ma di aver acquisito la fede, nonostante, nell' Universo amorevole...spero che qualcuno altro, con questo post, come me, possa provare a ritrovare la fede universale...quella della comun-unione... e evito di perdermi nei meandri del lamento scontato, quello con riferimenti al consumismo, ai cellulari, ai social (che poi tanto social non sono). Tutto dipende da noi, si puo staccare la spina del televisore ai bambini, affinchè si appassionino ad un puzzle o a giocare con poco... anzi con tanto: il loro patrimonio preponderante: la fantasia e il sognare! Comprendere che lo spirito del natale puo essere questo, un gesto facile, la semplicità di continuare, da adulti, ad ascoltare quella parte di noi bambina, quella che ci fa coltivare la fantasia e i sogni...se la soffochiamo sarà solo a nostro discapito, il rischio è diventare adulti infantili ed infelici
Una domanda per tutti: La fantasia? I sogni?


CURIOSITÀ
La leggenda del vischio 
L'usanza di regalare e appendere il vischio deriva dai Romani che festeggiavano l'arrivo dell'inverno addobbando la casa con i suoi ramoscelli. Non si usa solo il vischio ma anche altri tipi di rami come l'agrifoglio e il pungitopo con i quali si realizzano varie decorazioni alle finestre o si creano deliziosi centritavola per il pranzo di Natale. Un'usanza nata nel XIX secolo vuole che il primo giorno dell'anno le ragazze concedano un bacio sotto il ramoscello del vischio: per ogni bacio concesso si stacca una bacca; quando le bacche sono finite sono finiti anche i baci. 

 I regali sono un mezzo col quale dimostriamo tangibilmente il nostro affetto; ma l'affetto non si misura in base al prezzo che abbiamo pagato per un dono, bensì in base alla cura e all'attenzione con cui lo abbiamo scelto. Offrire un dono costruito con le nostre mani dimostra l'amore o la simpatia che nutriamo per chi riceverà il regalo. Se invece abbiamo scelto un regalo "già pronto" nella vetrina di qualche negozio, perchè proprio quella è la cosa più adatta e desiderata, allora sarà il modo in cui lo avremo confezionato ad esprimere il nostro impegno. Se siete a corto di idee e pensate di realizzare da soli un regalo ecco alcune proposte: potreste personalizzare una rubrica del telefono. Procuratevi una stoffa colorata o a fantasia e con questa rivestite la copertina della rubrica in modo da personalizzarla. Per la confezione dei regali scegliete carta e nastri colorati e avvolgetevi i doni con cura; potrete poi applicare sulla carta tante figurine natalizie che avrete precedentemente disegnato. Se l'oggetto scelto ha una forma riconoscibile cercate di incartarlo in modo che non si riconosca, se invece è piccolo incartatelo molte volte in modo che appaia più grande. Non dimenticate mai una cosa: accompagnate sempre con un sorriso il vostro regalo, sarà ancora più gradito. 

Indecisione sui regali





 
 


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La leggenda della Stella di Natale

In un piccolo villaggio messicano viveva una bambina di nome Altea, Giunse la notte di Natale e tutti andarono in chiesa con un piccolo dono per Gesù. 
Solo Altea rimase a casa perché non aveva nulla da donargli. All'improvviso le apparve un angelo. «Perché sei così triste?» chiese alla bambina.

"Perché non ho nulla da portare a Gesù!" rispose Altea. Allora l'angelo le rispose: "Tu hai una cosa molto importante da donare a Gesù: il tuo Amore. Raccogli le frasche che crescono ai bordi della strada e portale in chiesa. Vedrai, il tuo dono sarà il più bello di tutti."......

Altea fece come le aveva detto l'angelo e depose un mazzo di frasche davanti all'altare. 
Mentre la bambina pregava le frasche si trasformarono in una pianta meravigliosa con foglie verdi e rosse: e nacque cosi la Stella di Natale.

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Natale: Letture. Poesie. Immagini e Curiosità.

La nascita del presepe
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 Ad avere per primo l'idea del presepe fu San Francesco nel 1233. Era da poco tornato dalla Palestina, dove aveva visitato i Luoghi Santi, quando, essendo vicino Natale , decise di celebrarlo nel bosco di Greccio in Umbria. Un amico di San Francesco, Giovanni Velita, si adoperò per far trovare, all'interno di una grotta nel bosco, ciò che egli desiderava e cioè: una mangiatoia, un bue e un asinello. La notte di Natale la gente del luogo, di ogni età e condizione, si avviò nella grotta in devoto pellegrinaggio. Un sacerdote celebrò la messa di mezzanotte e poco dopo la fede di quella gente, accorsa numerosa, fu premiata: fra il bue e l'asinello apparve sorridente il Bambino Gesù. Questa fu l'origine del presepe, ma da queste rappresentazioni con personaggi reali si è poi passati a quelle con statuine di materiale vario: gesso, stucco, legno intagliato, sughero cartapesta etc.. I vari popoli europei hanno poi adattato il presepe all'ambiente e ai costumi nazionali: in Olanda troviamo i mulini a vento, in Spagna archi moreschi, in Finlandia capanne di lapponi e renne. Ognuno ha adattato il presepe al proprio territorio ma ciò ha poca importanza perché Gesù è nato per tutti.

    

L'ANNUNCIAZIONE 
L'annuncio era nell'aria
sospeso e acerbo
preparato da un ala di colomba
di nido
appena uscita
dalla candida tempera del sole.
Perché nascesse il Verbo
bastava un niente puro un puro grido.
Tutto un cereo tremar d'immacolata
luce, e soltanto l'ombra inginocchiata
era l'angelo chiuso sulla soglia
troppo rossa, s'avanzò allora il giglio.
Bastò solo alla Vergine vedere
e fissar quella luce di profumo
per sentirsi divinamente madre.
Mentre il giglio bruciava impallidendo
come un cero istantaneo,
era già il dolce Figlio
nel suo nido di paglia come il grano,
insanguinava già l'albero umano.
                                          Corrado Govoni da Poesie (1903-1959)
                                       



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L'albero delle Meraviglie


 E' bellissimo preparare l'albero di Natale: scegliere con cura come disporre tutte quelle palline così fragili e colorate, i festoni e le luci. Ma come è nata questa bellissima tradizione? Una leggenda germanica racconta che San Vilfredo avesse tagliato una grossa quercia che era stata oggetto di venerazione da parte dei Druidi. Appena l'albero fu abbattuto si scatenò un furioso temporale che distrusse del tutto la grossa quercia. Proprio lì accanto un giovane abete era invece rimasto completamente intatto. Da quel momento Vilfredo vide quell'albero come simbolo della nascita di Cristo e chiamò l'abete "albero della pace", poiché il suo legno è tanto utile per le abitazioni degli uomini, e anche "emblema della vita infinita", poiché le sue foglie sono sempre verdi. Il primo ad illuminare l'albero di Natale con luci di candele fu, in Germania, Martin Lutero. Una sera di Natale, impressionato da un bellissimo cielo stellato, volle preparare per i suoi figli un albero che lo ricordasse. Scegliamo con cura gli alberi che ci faranno compagnia durante le feste e, soprattutto, trattiamoli con estremo garbo perché, una volta finito Natale, li si possa restituire alla natura che ce li ha generosamente prestati. Se infine optiamo per l'albero artificiale, cerchiamo comunque di averne cura e utilizzarlo piü volte...per salvaguardare l'ambiente e per evitare tramandare l'idea di consumismo. Le generazioni future ne beneficeranno e apprezzeranno. 


Curiosità

Il significato letterale della parola Natale è "nascita". La Chiesa ricorda la nascita di Gesù, ma le sue origini sono ancora più antiche. In effetti pochi sanno dove affonda le sue radici e per quale ragione si festeggi proprio il 25 dicembre. La Bibbia e i Vangeli, infatti, non suggeriscono in alcun punto in quale mese o giorno possa essere nato Gesù. La data di nascita del Signore fu addirittura motivo di dibattito per molto tempo tra le alte sfere vaticane.
Per comprendere le origini dei festeggiamenti natalizi, non possiamo far altro che tuffarci indietro nel tempo, all'epoca dei Romani. Tantissime delle tradizioni che continuiamo a portare avanti, infatti, derivano da due feste pagane molto importanti nell’Antica Roma: i Saturnali e il Solstizio d’Inverno.  I Saturnalia si celebravano tra il 17 e il 23 dicembre in onore del dio Saturno, dio dei raccolti e dell’agricoltura. In quel periodo, in cui non era più possibile lavorare nei campi, tutti i cittadini romani, e persino gli schiavi, potevano concedersi un periodo di meritato riposo e festeggiare l’inizio del nuovo anno solare. I Saturnalia erano legati al Solstizio d’Inverno che, secondo il calendario dell'epoca cadeva proprio il 25 dicembre. Al Solstizio d’Inverno era anche legato il culto del Sole Invitto, il sole che - dopo il freddo dell’inverno - riesce a riprendersi e riconquistare a poco a poco il suo potere sulle tenebre e l’oscurità. I cristiani temevano la diffusione di un nuovo culto dedicato al Sole Invitto (il primo culto dall’aspetto monoteistico). Decisero così di “cristianizzare” una festa pagana celebrata nell’Impero e scelsero il 25 dicembre come data della nascita di Gesù.


Sapevate che "Lo spirito del Natale" esiste davvero? Secondo uno studio effettuato da ricercatori danesi esistono 5 punti precisi nel cervello che reagiscono davanti a immagini natalizie attraverso una risonanza magnetica.



 
FILASTROCCA DI NATALE
 
Un abete speciale
Quest'anno mi voglio fare
un albero di Natale 
di tipo speciale,
ma bello veramente.
Non lo farò in tinello,
lo farò nella mente,
con centomila rami
e un miliardo di lampadine,
e tutti i doni
che non stanno nelle vetrine.
Un raggio di sole 
per il passero che trema,
un ciuffo di viole
per il prato gelato,
un aumento di pensione
per il vecchio pensionato.
E poi giochi,
giocattoli, balocchi
quanti ne puoi contare 
a spalancare gli occhi:
un milione, cento milioni
di bellissimi doni
per quei bambini
che non ebbero mai
un regalo di Natale,
e per loro ogni giorno
all’altro è uguale,
e non è mai festa.
Perché se un bimbo
resta senza niente,
anche uno solo, piccolo,
che piangere non si sente,
Natale è tutto sbagliato.
                    (Filastrocca di Natale di Gianni Rodari -
                      “Filastrocche in cielo e in terra”)
 

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